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installazioni

| Videocartoline dal Viet Nam |

Cosa rimane dell’immagine del vietnam a più di 30 anni dalla fine della guerra?
Che rimosso rappresenta oggi nell’occidente un paese che è stato il simbolo di una rivoluzione vittoriosa contro l’impero americano? Poco si è parlato del vietnam in questo anniversario.
Il Vietnam è diventato opaco, complesso, contraddittorio.In questi loop abbiamo tentato di lavorare sul filo dell’immagine e della memoria di un esotico che fa resistenza. Esotizzazione, differenza, ma anche flusso, movimento...
Cartoline dal Vietnam è un progetto in corso di Mylicon/En dedicato ai 30 anni dalla della guerra più mediatizzata e "cinematografica" di tutti i tempi.
Le Cartoline sono dei loop con microvariazioni interne, il congelamento di gesti e movimenti, non si procede se non con scarti minimi. Tutto si ripete all’infinito e diventa quasi astratto.
Ogni Cartolina ha il nome di un villaggio sperduto nella foresta nel nord del Vietnam, vicinissimi alla Cina, li nella Casa/Capanna del capovillaggio è facile trovare le medaglie al valore per i servigi prestati durante la guerra, di fianco alla foto di Ho Chi Min.

"Questo non è un film sul vietnam, questo è il Vietnam" recitava il sottotitolo di "Apocalypse Now" di Francis Ford Coppola, il film che per molti critici ed intellettuali sancisce definitivamente la fine della storia e l’ingresso nello "spettacolo".
Tutti conoscono il Vietnam, Saigon, il Fiume Rosso e il Mekong, i Viet Cong - Charlie - e Ho Chi Min, lo zio Ho.
Il Vietnam ha smesso di esistere nella storia e nella geografia per entrare nell’immaginario e nell’immaginazione collettiva.
Il Vietnam che porta ancora i segni dell’orrore, Napalm e non solo, il Vietnam che orgoglioso rivendica la sua "vittoria", il Vietnam degli anziani che parlano in Francese, il Vietnam che non ha mai vissuto lunghi periodi di pace, il Vietnam che è riuscito a fermare Gengis Khan e la sua orda. E’ facile imbattersi oggi a Saigon come ad Hanoi in uno dei tanti "Apocalypse Now Bar".

Postcards from Viet Nam, Tien Yen

Guarda due altri loop su Aferecords

| SP59 |

Un'installazione per 21 monitor e 10 differenti sorgenti video
Progetto realizzato per Portobeseno edizione 2008.Progetto culturale di Davide Ondertoller
Produzione Associazione Culturale Libera Mente
Evento collaterale di Manifesta7


Portobeseno set
Foto della performance

La strada provinciale che unisce il tratto tra Calliano e Nomi (SP59) è stata oggetto nel 2005 di una variazione di tracciato. Questa modifica alla viabilità ha provocato l´abbandono di un tratto di strada di 200 metri che dall´ex passaggio ferroviario segue parallelo il fiume Adige.
La particolarità della strada è di essere molto vicina alla ferrovia del Brennero, all´Adige e all´autostrada A22. La sensazione del paesaggio viene influenzata dall´enorme impatto sonoro generato dall´autostrada e dalla ferrovia. Un fruscio continuo e denso invade il fondovalle contrastando con la visione del lento scorrere del fiume Adige e dei vigneti con i castelli di Beseno e Pietra. La vista spazia dalle luci della città di Trento a nord e dalla Vallagarina a sud.


Vista dall´alto acquista una tragica evidenza la geometria del tratto che abbiamo preso in esame.Un intreccio di linee rette ben definite e di morbide curve rivela che il paesaggio ha subito delle profonde e a volte traumatiche trasformazioni.
Il fiume deviato più volte nel corso del tempo dal suo percorso originale e reso estremamente regolare, scivola, addomesticato, costeggiando un altro fiume in piena: l´autostrada del Brennero. Le auto e i mezzi pesanti si specchiano nell´acqua del fiume risalendo la corrente, il rumore di fondo dell'autostrada si confonde con il brusio dell´acqua.
Sull´altra sponda del fiume corre la ferrovia, meno regolare nel suo fluire ma più impetuosa, lunghi momenti di quiete vengono rotti dal passaggio violento dei vagoni. Le piccole e grandi fabbriche ai piedi delle montagne hanno anch´esse una geometria regolare interrotta dai tentativi della moderna architettura di integrare natura e cultura.
Intorno le vigne, le case e i paesi, circondati dalle montagne e sullo sfondo il castello, testimone silenzioso e severo di altri tempi.
Una geometria funzionale dove tutto è piegato alle esigenze del vivere moderno, il libero movimento, la circolazione delle merci, la comunicazione.
Il paesaggio continua a subire le trasformazioni imposte da nuove esigenze: una deviazione e un nuovo svincolo hanno tagliato fuori circa 250 metri della Strada Provinciale 59 Nomi-Calliano.
Oggi rimane un tratto di strada asfaltata che porta ad un passaggio a livello sempre chiuso, incastrato tra la ferrovia e il fiume, a poche decine di metri dall´autostrada e dalle fabbriche che la costeggiano.
Uno strato di asfalto che guarda al castello con occhio complice rivendicando lo stato di luogo sospeso e immobile e di abbandono in cui si trova.
Ricco di traiettorie e di stimoli visivi e sonori, questo spazio che si offre a metafore e a riflessioni sul presente, è diventato un luogo privilegiato di osservazione e ascolto.



| MAGAZZINO DELL’IDENTITÀ |

Installazione per Portobeseno 2006
L’idea è di partire dall’oggi, dai volti, le voci, i rumori e gli ambienti intorno all’area di Castel Beseno: partire da una ricognizione video e sonora dell’area per rilevare ed evidenziare la stratificazione del tempo, per cercare i segni che legano tra di loro oggetti, persone e luoghi.

Micro interviste, frammenti di sonoro, paesaggi e architetture, depositari di storia, frutto e sorgente di cultura nelle cantine di Castel Beseno, verranno restituite ed offerte al pubblico attraverso il filtro del nostro lavoro di rielaborazione, attraverso i rumori di fondo di tecnologie apparentemente neutre e le scelte necessariamente arbitrarie dell’occhio, dell’orecchio e della mente di chi si cimenta con la ricerca e la creazione.

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